IL LEGNO
GENERALITÀ
Qualcuno sostiene che i legni, come gli uomini, hanno un carattere.
In un certo senso è vero. Gli alberi, come le persone, possono essere più o meno fortunati; nascere e crescere rigogliosi su un terreno fertile e riparato o esposti alle raffiche di vento e alla siccità sui versanti pietrosi delle montagne. Potranno allora avere una struttura torta e nervosa come le nostre roverelle di montagna, una pasta dura e incorruttibile come quella del corniolo, il portamento monumentale e placido dei castagni innestati oppure, come il bagolaro, spaccare le rocce dei pendii su cui crescono.
Ancora: possono essere fragili ma avventurosi, come la betulla che per prima colonizza i terreni incolti, ma cede poi in breve ai disagi e alle intemperie; oppure impiantarsi saldamente nel terreno come il faggio o il frassino, emanare profumi intensi come il tiglio o il pino cembro; oppure avere un odore muschiato e a volte sgradevole come il noce.
Insomma gli alberi possono essere tra di loro molto diversi, possono essere alti un metro come certi pini nani o raggiungere i centoventi metri della sequoia californiana, possono essere considerati maturi a ottant’anni o vivere più di mille anni.
Recipienti in legno, statue, solai, scale, tetti, ponti, oggetti d’arredamento testimoniano la diffusione della tecnica e dell’arte della falegnameria fin dalle fasi più antiche della civiltà umana.
Con il legno erano edificate le palafitte, le capanne... i tetti e i solai delle abitazioni popolari romane (insulae) di 4-5 piani. Di legno erano il ponte Sublicio, realizzato a Roma nel 600 a.C. e il ponte sul Danubio nella Bassa Ungheria, ordinato dall’imperatore Traiano.
Con il legno del Libano furono costruite le intelaiature e gli elementi portanti del tempio di Gerusalemme, le coperture e le trabeazioni dei templi greci e romani.
Intere città in oriente, Cina, Thailandia, Giappone…. tuttora sono costruite in legno.
Il legno è parte integrante e vitale della nostra esistenza, senza di esso, probabilmente, l’intera umanità non si sarebbe evoluta fino a questo punto, e magari forse sarebbe già estinta da tempo.
STRUTTURA
Il principio è sostanzialmente semplice e simile alla gran parte delle altre forme di vita. Il seme, portato dal vento, da animali o da uomini, attecchisce e l’albero nasce.
Succhia dal terreno la linfa, composta da acqua, sali minerali e altri elementi, cresce e si sviluppa nel tronco, nei rami e nell’apparato radicale. L’albero è protetto dagli agenti esterni dalla corteccia sotto cui avviene il mutamento fondamentale della crescita, cioè la scissione di uno strato sottilissimo di cellule (cambio), che crea il nuovo legno, contenuto in una guaina chiamata anello di accrescimento. La corteccia interna o libro assolve la funzione vitale di condurre il nutrimento sintetizzato (il prodotto della fotosintesi) dalle foglie al resto dell’albero. La parte centrale del fusto, chiamata durame, o cuore o massello, più dura, scura e compatta è costituita da fibre morte che hanno la funzione di immagazzinare nutrimento e di sostenere l’albero (una spina dorsale, insomma) mentre nell’alburno, che è la parte più esterna (ma anche più morbida e delicata) del tronco scorrono le linfe vitali.
La crescita dell’albero è condizionata da fattori quali: la sua posizione, le caratteristiche chimiche e fisiche del terreno, la temperatura, i venti, i temporali e così via. Se ad esempio la crescita è stata lenta e disagiata il legno sarà più duro e compatto, se è avvenuta su coste rocciose battute dal vento la venatura sarà torta e intricata, se al contrario l’albero è cresciuto senza traumi su un terreno fertile e in posizione confortevole il legno sarà di pasta più docile e morbida.
TAGLIO E STAGIONATURA
La fase del taglio della pianta, è una fase molto delicata. Da essa dipende la conservazione e la durata nel tempo, la protezione da agenti esterni come acqua, umidità, funghi ,tarli…….., e la facilità nella lavorazione postea del tavolame.
Una volta raccolti i tronchi, questi vanno in segheria per essere tagliati in tavole, altra lavorazione molto delicata ed importante.
I metodi di taglio del legname sono sostanzialmente due: quello tangenziale e quello radiale. Il primo, ampiamente più praticato è quello che permette di ottenere il massimo delle tavole, il secondo è più complesso; i tronchi sono prima segati in quattro e poi ridotti in tavole con tagli radiali. Questo secondo sistema è migliore perché riduce notevolmente, durante la stagionatura, i fenomeni di imbarcamento, svergolatura e le fessurazioni per ritiro.
Segue l'importante fase della stagionatura che ha lo scopo di rimuovere le principali cause che determinano l'alterazione del legno (cioè allontanare le sostanze non cellulosiche e l'acqua ) e di limitare il ritiro.
Può essere naturale o artificiale:
Stagionatura naturale:consiste nell'essiccare le assi esponendole all'aria, accatastandole listellate fra loro sotto tettoie, in modo che siano ventilate e riparate da pioggia e sole diretto. Il periodo d’essiccazione necessario per una buona stagionatura naturale è valutato molto approssimativamente in un anno d’essiccazione per ogni centimetro di spessore della tavola: in questo modo si allontana l'acqua eccedente e si distruggono completamente le sostanze non cellulosiche per mezzo di reazioni di ossidazione. Allo scopo di rendere il materiale meno putrefascibile si può eseguire una lavatura che consiste semplicemente nell'immergere i tronchi o le tavole in acqua, stagnante o corrente (fiumi o torrenti). in questo modo le fibre di legno rilasciano per osmosi la linfa e le altre sostanze fermentescibili che passano in soluzione. L'operazione dura qualche mese.
Stagionatura artificiale: riduce i tempi di essiccamento addirittura a pochi giorni. Uno dei sistemi più diffusi, consiste in un trattamento di vaporizzazione con acqua calda a 110-115°C sotto pressione in autoclave delle assi debitamente accatastate e listellare e, quindi, nell'essiccamento, che si effettua in essiccatoi dove viene fatta circolare aria calda con un grado di umidità sempre minore in modo da portare l'umidità interna in modo uniforme al 12-15%.
La stagionatura impedisce al legno si deteriorarsi se esso rimane in ambienti protetti a temperatura variabile tra 0 e 30°C e con umidità relativa del 15-30%. Se il legno invece deve essere esposto agli agenti atmosferici, esso, nonostante la stagionatura si deteriora rapidamente per tre cause:
· cause di natura fisica: esempio l'alternanza di acqua e sole: l'acqua determina un rigonfiamento delle cellule e aumento di volume del legno, mentre il sole, provocando perdita di acqua, provoca riduzione di volume. Queste variazioni di umidità determinano fenomeni di "ritiro" e la conseguente deformazione del legno.
· cause di natura chimica: fenomeni di ossidazione dovuti all'ossigeno atmosferico e agli inquinanti presenti nell'aria che disgregano il legno prima in superficie e poi in profondità.
· cause di natura biologica sono le più dannose; ricordiamo l'attacco di microrganismi, muffe, insetti, funghi ecc. Assai noto è il tarlo roditore che scava profonde gallerie nutrendosi di legno.